Trieste -
L'ex Casa del Lavoratore
Portuale, la Questura e il Mercato Coperto |
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A proporre la costruzione era stato Carlo Perusino, Commissario dei Magazzini
generali, che aveva inviato nel 1938 all'allora podestà di Trieste
Salem il progetto dell'opera. Nel settembre del 1938 Mussolini pose la
prima pietra della costruzione, nonostante il progetto fosse ancora privo
dell'approvazione da parte del Comune. I lavori di edificazione, iniziati
nel 1939, vennero portati a termine nei primi mesi del 1942. L'edificio, rivestito in pietra, è caratterizzato da una soluzione curva all'angolo tra le due facciate principali che prospettano rispettivamente piazza Duca degli Abruzzi e Corso Cavour. L'alto piano terra è delimitato da un marcapiano che percorre tutto il perimetro del fabbricato e tre piani superiori culminanti con una balaustra. In corrispondenza dell'angolo, in cui si apre l'ingresso principale, i piani superiori diventano quattro. L'immobile si presenta come esempio di architettura razionalistica di grande efficacia e s'inserisce nell'ambito del progetto urbanistico di risanamento delle Rive attuato nel periodo del Regime. (da: biblioteche.comune.trieste.it) Il primo cinema aperto nel dopoguerra fu quello dell'ex-casa del Lavoratore Portuale nel 1947 si chiamava "Cinema del Mare", nel 1958 fu denominato "Aldebaran". Chiuso nel 1980 diventò la sede attuale del "Teatro Miela" (Fonte Margherita Tauceri) |
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Nonostante l'iniziale perplessità derivata, non solo dallo svuotamento
che si sarebbe venuto a creare nelle piazze destinate solitamente ai mercati,
ma anche dalla prevista riduzione di clienti dovuta all'ubicazione meno
centrale della struttura, il podestà Salem ne decretò l'immediata
costruzione. Due i livelli: uno, al pianterreno rialzato, destinato ad accogliere i venditori di frutta e verdura che fino ad allora erano stati ubicati in piazza Goldoni e Garibaldi ed una galleria superiore, raggiungibile attraverso una rampa elicoidale e due rampe di scale, per la vendita di fiori e merci stagionali. La struttura che ne derivò, semplice ed essenziale, in stile Novecento, trovò, nella singolare forma tondeggiante, nella caratteristica torre dell'orologio, negli ampi spazi interni e nelle grandiose vetrate a nastro, la propria funzionalità ed utilità. L'essenzialità delle linee e l'utilizzo di materiali sperimentali (calcestruzzo, vetro-cemento e nuovi materiali compositi) resero subito innovativo ed esplicito il progetto. L'ottimo sistema di illuminazione naturale, la ventilazione, l'isolamento termico, il particolare rivestimento delle pareti (lavabili e di colore azzurro per evitare il problema delle mosche), resero la costruzione il risultato di altrettante esperienze internazionali in questo settore. Così la sua descrizione: "l'edificio ospita un mercato coperto ed occupa un vasto lotto triangolare, ad isola, di un'area del centro storico, parzialmente demolita agli inizi degli anni Trenta. La fabbrica si eleva di 3 piani fuori terra; l'angolo risolto con una scala ellittica che sale a spirale, leggibile dalle finestre a nastro intelaiate in ferro, è più alto e termina con la torre dell'orologio. Ampie superfici vetrate definiscono gli alti prospetti. La struttura portante è costituita pilastratura in cemento armato e laterizio; la copertura è piana. I prospetti sono finiti con intonaco liscio". I lavori, iniziati il 14 ottobre, si conclusero dodici mesi dopo con un piccolo ritardo sui tempi iniziali, stimati attorno ai dieci mesi. Il collaudo delle opere in cemento armato fu effettuato meno di anno più tardi: il 7 ottobre 1936. Inaugurato il 28 ottobre 1936 alla presenza del Duca Amedeo d'Aosta, del Prefetto, del Podestà e delle massime autorità cittadine, l'edificio, costato al Comune circa due milioni di lire, fu ufficialmente aperto al pubblico il 16 novembre dello stesso anno. (da: biblioteche.comune.trieste.it) |
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Il motivo per cui al Mercato coperto arrivano anche i turisti è perché esistono i depliant multilingue con tanto di storia di questo edificio progettato dal 1935 al 1936 dall’architetto Camillo Iona (Vienna 1886 – Trieste 1974). Nasce come dono alle “venderigole” di piazza Goldoni da parte di Sara Davis, figlia di un ricco commerciante inglese, che aveva notato la dura vita all’aperto, sotto il sole e la Bora di queste donne che vendevano merce alimentare di vario tipo: trippa, minestrone dei capuzzi, formaggi, salame, uova e miele. Così racconta la scheda esplicativa di Discover Trieste, il portale dell’amministrazione. Con i soldi del suo lascito il Comune fece costruire l'attuale mercato. Una struttura che ancora oggi mostra la sua modernità, grazie ai molteplici riferimenti architettonici ripresi dalle opere di design dell’epoca e raccolti in un unico progetto. Tanto che oggi il Mercato coperto viene chiamato anche il “Guggenheim triestino”, quasi un precursore di quest’ultimo, che venne costruito a New York appena nel 1943 dall’architetto statunitense Frank Lloyd Wright. Ma c’è anche un po’ di nave Victoria in via Carducci, perché gli archi ribassati del pianoterra - dove oggi ci sono frutta e verdura ma anche un calzolaio, un bar e stand di carne, pesce, pane, giornali e fiori - fanno preciso riferimento ai saloni dell’imbarcazione del Lloyd Triestino, quale esempio di avanzato design del 1931. E non è finita qui. La funzionalità che domina la sala interna del mercato è rappresentata anche dalla rampa elicoidale che collega il pianoterra e il primo piano e che doveva servire alla circolazione dei carri per il rifornimento della merce. Soluzione questa che affonda le sue radici storiche nelle rampe di villa Farnese a Caprarola (Viterbo) del manierista Vignola, ma che era stata “reinventata” da Mattè Trucco nella Fiat Lingotto a Torino (1926) e in seguito presente in tutti i garage d'Europa e d'America. La rampa è contenuta in una torretta angolare, si legge nell’Archivio degli architetti del Mibact, progettata da Iona per risolvere il problema dell'angolo acuto che si veniva a formare dall'incontro delle due vie su cui si ponevano i lati lunghi dell'edificio. Qualcosa di già sperimentato nella Bank of England dal maggior esponente del neoclassicismo inglese, il progettista John Soane, che nel quartiere londinese di Holborn ha lasciato la sua casa-museo, dove si possono ammirare dai quadri di Canaletto e William Hogart ai sarcofaghi egiziani. Iona, laureato al Politecnico di Milano nel 1909, che nel Mercato coperto riuscì a coniugare tanti spunti internazionali, realizzò davvero moltissimi palazzi e case a Trieste, sviluppando due filoni. Il primo comprende le ville isolate, declinate con semplicità secondo suggestioni rustiche e mediterranee, come nella villa Iona a Barcola, la villa Curentas in via Guido Reni, la villa Rossi in via Revere 10, la villa Tecilazic a Barcola, mentre il secondo coinvolge gli interventi di grandi complessi residenziali per l’Icam, l’ex Ater, con maggiori accentuazioni monumentali e barocchette (stile inizio '900) quali si ritrovano nelle case a Pendice Scoglietto e successivamente nelle case in via Ghirlandaio e viale Sonnino, e infine in via dell'Istria. (b.m. – Il Piccolo – 03/2022) |
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